Dalla “scuola della fiaba” di Maria Nudda, scoperta negli anni 70 da Franco Enna nella sua ricerca dei “Contos de foghile”, alle emozionanti storie di uomini e donne che raccontano memorie e leggende del loro popolo. Può un paesino dell’Anglona diventare centro del mondo a cavallo tra fiabe e memoria? Sì, attraverso le parole, di poeti, narratori, cantori e performer che ieri sera hanno animato il cuore del piccolo ma caratteristico paese di Martis. In questo caso, come già accaduto lo scorso anno sempre in occasione dell’Ethnos Festival letterario, è Maria Nudda ad ispirare le fiabe e le storie di cui lei stessa si faceva portavoce e che oggi, proprio grazie al Festival, sono state interpretate in un podcast dalla voce meravigliosa e coinvolgente di Maria Elena Cocco, giovane attrice di Martis. Non fiabe qualunque, ma “Contos de foghile”, che costituiscono un enorme patrimonio immateriale per un luogo di tradizione come Martis che custodisce il tempo in luoghi, parole e immagini.
Nella notte dei racconti sotto le stelle, davanti alla chiesetta di Santa Croce, hanno dato voce alle narrazioni, con Enedina Sanna, Natalino Piras, Mamadou Mbengue, Oriana de las Golondrinas. Fiabe e leggende, piccole storie per sorridere e straordinarie metamorfosi hanno preso forma attraverso l’arte della parola raccontata con la voce. Sul tappeto magico dell’immaginazione, dal cuore della Sardegna gli spettatori hanno volato verso paesi lontani per ritrovare la strada di casa, dove tutti hanno il diritto di vivere in pace. C’è una trama di significati nella fiaba, nei racconti e nei sogni. Con la benedizione degli astri cadenti è accaduto qualcosa di unico e irripetibile: mentre il mondo continua a disunire popoli, in questa serata ci sono memorie e pensieri che uniscono. Uniscono perché sotto lo stesso cielo, ogni anima ha diritto di esprimersi, vivere, esperire, costruire un futuro dignitoso e libero. Sono messaggi importanti, certamente attuali, che scorrono nelle parole narrate come non ci fosse distanza tra gli anni delle fiabe e la contemporaneità.
Storie che con Mamadou, animatore e mediatore culturale, ci hanno proiettato nella savana, dove gli animali spesso sono più saggi e furbi degli uomini, oppure nelle case del villaggio del nonno Babacar dove aneddoti di vita quotidiana, come “un orlo dei pantaloni dell’uomo bianco”, diventa la storia di una famiglia che nonostante il tanto lavoro si impegna per aiutare l’altro. Con un finale a dir poco esilarante. Da Dakar alla Sardegna in un battito di ciglia. Narrare storie diventa veicolo di messaggi importanti: l’integrazione e la collaborazione, in primo luogo, ma anche un modo per imparare dalla natura, dagli animali e dalla condivisione di spazi e luoghi che disegnano la comunità. E in un lampo, con Oriana de la Golondrinas, laureata in ecologia, educatrice e autrice di storie per radio-teatro in Colombia e Sardegna ci siamo identificati in Zio Coniglio, o magari nel Coyote che casca nel tranello del furbetto. E da lì in India, dove la furbizia di un prigioniero supera l’arroganza del Re. Storie, a cavallo tra storia e leggenda che scrivono il vissuto di generazioni e che con l’arte di tramandare, superano la memoria del tempo e ritornano a noi oggi, con profondi insegnamenti.
Un inno all’oralità e alla forza della narrazione, per tornare in Sardegna, ben sottolineata da Natalino Piras. Profondo conoscitore del patrimonio di tradizione orale della Sardegna, ne è anche un fine interprete, sia nella scrittura che nell’oralità, con il tono essenziale e icastico dei grandi narratori. Natalino Piras, che ha raccontato aneddoti divertenti e contos de foghile, lui che a Bitti conosce bene il potere dell’oralità sin da bambino, ha voluto sottolineare quanto momenti come questi riescano a rafforzare il valore della memoria. Rafforzare che significa non dimenticare le radici e la propria identità popolare. Giornalista e scrittore, è autore infatti di numerose opere tra cui “la mamma del sole”, “Brujas”, “Sepultas”, “Pitzinnos pastores partigianos” ed è co-autore di “La Sardegna dei sortilegi”.
E con lui Enedina Sanna, che ha narrato storie della Sardegna e della Palestina, tessendo i fili indistruttibili che collegano anime, valori e sogni in un mondo sempre più diviso. La Sanna, che ha partecipato numerosi festival internazionali (Scozia, Tunisia, Corsica, Spagna, Emirati Arabi), ha curato ricerche e pubblicazioni sulla salvaguardia e diffusione del patrimonio narrativo orale, oltre ad aver organizzato seminari e festival. Per il festival letterario Ethnos di Martis cura il podcast “Contos de Maria Nudda”.
Menzione particolare che in realtà è stato il momento di apertura della serata è per l’artista Andrea Falchi. Un giovane di Martis che studia all’Accademia di Belle arti di Brera che ha regalato al paese un bellissimo Murale che rappresenta la narratrice Maria Nudda. Accanto alla memoria orale si costruisce così, un parallelo percorso visivo, con le opere realizzate dall’artista martese esposte sul sagrato della chiesa. Sui muri delle case che portano alla chiesa poi, sono stati appesi i disegni realizzati nel laboratorio di pittura seguito dallo stesso Andrea, che nella mattinata di ieri ha messo in piedi un laboratorio creativo ispirato proprio alle fiabe.
Dal libro alla tela, dalla tela al legno. La seconda giornata dedicata alle fiabe ha visto l’esibizione delle marionette della compagnia KronicoKab di Nadia Imperio
Un kabaret marionettistico comico, poetico e acrobatico per un pubblico di tutte le età. In un teatro in miniatura Nora, inventrice della prima sit-down comedy del mondo, ci conduce con ironia attraverso i piccoli atti unici di cui si compone lo spettacolo. I personaggi entrano in scena in modo inaspettato. Ciascuno di loro ha qualcosa da dire e un modo del tutto personale di stare sulla scena: la maliziosa Miss Embrasse, le mute e colorate Janas, Oscar con le sue evoluzioni al trapezio e la delicata Lilit. La simpatica Nora, creatrice di fiabe moderne, ma a cui il lieto fine proprio non piace, ricorda in qualche modo Maria Nudda, mastra e contascias, da cui nasce tutto questo
La musica è parte integrante in ognuno degli atti unici che costituiscono la rappresentazione, costituisce il delicato equilibrio tra gesto, espressione e ritmo, al fine di suscitare di volta in volta nello spettatore sorpresa, riflessione o divertimento.
Uno degli intenti dell’autrice è quello di condividere con il pubblico il piacere nello scoprire le grandi potenzialità di movimento della marionetta a filo, affascinante e misconosciuto mezzo espressivo così vicino all’essere umano da far quasi dimenticare che nasce da un pezzo di legno.
Al termine dello spettacolo il pubblico ha potuto vedere, toccare e provare le marionette, scoprendo curiosità e qualche consiglio per poter creare la propria e inventare una nuova storia